Dott.ssa Loredana Arena

Psicologo psicoterapeuta Rovigo

Studio di psicologia e psicoterapia

Archivio di febbraio 2015

Primavera della psicologia

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Ciclo di seminari gratuiti su varie tematiche psicologiche con professioniste della provincia di Rovigo. L’appuntamento con me è per l’8 Maggio e la conferenza-seminario avrà come tema “La coppia che scoppia: quando l’amore diventa una prigione”

Gli incontri si svolgeranno presso l’atrio del Teatro Comunale “F. Martini” di  Trecenta.

La violenza sulle donne

La violenza sulle donne è un fenomeno transculturale e trasversale, sommerso e sottostimato , che colpisce tutte le fasce sociali e culturali.
Oggi si parla tanto di violenza sulle donne , ne danno risalto , i media, i telegiornali, tuttavia si pensa che sia qualcosa di estraneo, di lontano, ” qualcosa che non ci tocca”, in realtà non è così ,perché essere vittime di violenza può capitare a chiunque.
L’ONU nel 1993 ha definito la violenza di genere: “…ogni atto di violenza fondato sul genere che comporti o possa comportare per donna, danno o sofferenza fisica e psichica, o sessuale , includendo la minaccia di questi atti, coercizione o privazioni arbitrarie delle libertà, che avvengano nel corso della vita pubblica o privata.” ( art. 1).
Nella maggior parte dei casi si tratta di atti perpetrati da parte di uomini, in particolare partner o ex-partner della donna: stando, infatti, a quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) una donna su tre nel mondo ha vissuto, almeno una volta nella propria vita, atti di violenza fisica o sessuale all’interno di un rapporto di coppia; inoltre, i dati relativi al femminicidio ci dicono che circa il 38% delle donne assassinate sono state uccise dal partner o ex partner.
Esistono vari tipi di violenza: fisica, psicologica, sessuale, economica e stalking.
La violenza fisica è una forma di aggressività e di maltrattamento contro le donne, e il loro corpo. Spesso è esercitata con forza, per determinare nella donna un ruolo di sottomissione.
Essa consiste ad esempio in: picchiare con o senza l’uso di oggetti. Spintonare, tirare per i capelli, dare schiaffi, pugni, dare calci, strangolare, ustionare, ferire con un coltello, torturare, uccidere.
La violenza di tipo psicologica consiste in attacchi diretti a colpire la dignità personale, forme di mancanza di rispetto, atteggiamenti colti a ribadire continuamente uno stato di subordinazione e una condizione di inferiorità.
Essa consiste ad esempio in: minacciare, insultare, umiliare, attaccare l’identità e l’autostima, isolarla, impedire o controllare le sue relazioni con gli altri, essere sbattute fuori casa, essere rinchiuse in casa.
La violenza di tipo sessuale riguarda qualsiasi imposizione di coinvolgimento in attività e/o rapporti sessuali senza il consenso, sia all’interno che al di fuori della coppia. Spesso la violenza sessuale comporta aggressività fisiche quali lo stupro, il tentativo di stupro, lo stupro di gruppo in cui la donna viene costretta ad avere rapporti sessuali con una o più persone estranee, o ancora con un parente, amico, un collega, che non accettano il rifiuto della donna.
Essa riguarda anche: fare battute e prese in giro a sfondo sessuale, fare telefonate oscene, contatti intenzionali col corpo, avances sempre più pesanti, costringere a atti o rapporti sessuali non voluti.
Per violenza economica s’intendono forme dirette ed indirette di controllo sull’indipendenza economica e limitano o impediscono alla donna di disporre di denaro, fare liberamente acquisti, avere un proprio lavoro.
Essa consiste ad esempio in: sottrarre alla donna il suo stipendio, impedirle qualsiasi decisione in merito alla gestione dell’economia familiare, rinfacciare qualsiasi spesa, obbligarla a lasciare il lavoro o impedirle di trovarsene uno.
La violenza psicologica può manifestarsi tramite vere e proprie persecuzioni e molestie assillanti che hanno lo scopo di indurre la persona ad uno stato di allerta, di ansia, di emergenza e di stress psicologico. Comunemente conosciuto con il termine “stalking” ,questo comportamento non è attivato solo da sconosciuti, ma anche da familiari solitamente mossi dal risentimento o dalla paura di perdere la relazione.
Lo stalker ad esempio effettua contiene telefonate, sms, e-mail, visite indesiderate e, anche il pedinamento, raccolta di informazioni sulla persona ed i suoi movimenti, la persecuzione può arrivare a delle vere e proprie minacce e anche alla morte.
Subire violenza è un’esperienza traumatica e le conseguenze sulla salute possono essere molto gravi.
Non esiste una “tipologia” della donna maltrattata ma conoscere alcune delle conseguenze della violenza sulla donna può aiutare a comprenderne meglio i comportamenti.
La violenza provoca importanti danni fisici e psichici, a breve ed a lungo termine, ed in alcuni casi può dare luogo, direttamente o indirettamente (omicidio, suicidio, gravi patologie correlate) alla morte della vittima.
La violenza implica una grave e pervasiva invasione del sé, annientando il senso di sicurezza della donna e la fiducia in se stessa e negli altri.
Impotenza, passività, senso di debolezza, isolamento, confusione, incapacità di prendere decisioni sono alcuni fra gli effetti più frequenti. Violenze gravi e soprattutto ripetute, creano nella donna un sentimento di ansia intensa o di paura generalizzata.
I ricordi delle violenze possono emergere in modo inaspettato, sotto forma di incubi, flashback ( Sindrome post traumatica da stress).
Spesso la donna soffre di depressione o di disturbi d’ansia e, soprattutto tra le giovani, di disturbi alimentari. Sono frequenti i tentativi di suicidio così come le forme di addiction (più frequentemente alcool).
Dai dati dell’OMS emerge che la violenza e lo stato di stress conseguente possono determinare anche dei disturbi fisici (disturbi ginecologici e gastrointestinali, dolori cronici, astenia cronica, cefalea persistente ecc.).
Dunque è molto importante parlarne e fare opere di prevenzione e di sensibilizzazione.

Disturbi alimentari

Nella seconda metà del ‘900 , contestualmente ai cambiamenti storici e politici che hanno caratterizzato lo scorso secolo, nel mondo occidentale si assiste ad un insieme di trasformazioni antropologiche radicali del vivere sociale.
Comincia così ad insinuarsi nella popolazione un fenomeno fino ad allora poco conosciuto, ovvero disordini nel modo di alimentarsi: definiti Disturbi del comportamento alimentare, che includono l’ anoressia nervosa, la bulimia e l’iperfagia incotrollata( Binge eating disorder) .
I disturbi alimentari esprimono il rapporto tra l’organismo che vuole essere riconosciuto nella relazione , e l’ambiente che è troppo impegnato o disinteressato per dedicarsi alla relazione.
L’aumento dei disturbi alimentari è l’ eco del’ evoluzione dei rapporti familiari e del rapporto tra individuo e società .
Difatti la loro diffusione risponde alle carenze presenti nella nostra società dei valori relazionali.
Per anoressia s’intende un rifiuto di una normale e regolare assunzione di cibo, infatti il termine anoressia significa ” perdita di appetito” .
Nell’ anoressica l’aggressività viene convogliata verso il “no”., ” non ti voglio” , “non ti concederò mai di entrare dentro di me!”.
In questo “no” emerge un desiderio di affermare la propria diversità è la propria volontà per differenziarsi dai genitori.
Il non mangiare richiama una simbologia e una dinamica forte.
La bulimia nervosa, invece , è caratterizzata da ricorrenti episodi di abbuffate accompagnati dalla sensazione di perdita di controllo: la persona non riesce a smettere di mangiare o non riesce a controllare cosa e quanto sta mangiando.
Nel l’atteggiamento bulimico, il rapporto con il cibo esprime in pieno il conflitto tra : ” provo a credere che puoi aiutarmi ” e ” non riesco a reggerti dentro”.
Nell’iperfagia si evidenzia una desensibilizzazione corporea , cioè l’aspetto fisiologico viene desensibilizzato e ne consegue un’ ingestione esagerata di cibo.
Nell ‘atteggiamento dell’iperfagica si consente al cibo: “fai di me ciò che vuoi , tanto ormai non sento più nulla!”.
Il cibo, in Psicoterapia della Gestalt, è la metafora dell’altro e della relazione con l’altro.
I soggetti con disturbi anoressico-bulimico-iperfagiche, attraverso l’abbuffata , il vomito , e rifiutando il cibo , rifiutano l’Altro , in quanto hanno sperimentato sia dai primissimi anni di vita , una insufficiente fiducia nella relazione e in ciò che proviene dall’esterno.

Attacchi di panico

L’attacco di panico può considerarsi come una metafora del mondo interno, l’ espressione di un disagio di vivere. Potremmo affermare che l’ansia rappresenta la vita che non viviamo, che non abbiamo vissuto o che non vogliamo vivere. I sintomi dell’attacco di panico sono sul piano fisiologico: tensione, nervosismo, palpitazioni, vertigini, nausee, aumento della sudorazione, debolezza, tremori, aumento della frequenza respiratoria, sensazioni di svenimento, nodo alla gola, paura di morire, di impazzire, ecc. L’attacco di panico è un evento angosciante, improvviso ed inaspettato, ed il timore che si ripresenti porta l’individuo ad avere il pensiero assillante della “paura della paura”.
Ne consegue l’instaurarsi di un circolo vizioso dal quale il soggetto cerca di uscirne mettendo in atto tutte strategie di evitamento che nel tempo portano poi alla frustrazione e all’isolamento.
La psicoterapia della Gestalt considera il sintomo, non come qualcosa che deve essere eliminato, ma in un’ottica evoluzionistica, cioè vede il sintomo come il miglior adattamento possibile che quella persona è stata in grado di trovare per rapportarsi ad un determinato ambiente.
La psicoterapia della Gestalt non si concentra sulla differenziazione tra “sano” e “malato”, bensì tra “blocco” e “fluire”. Il sintomo blocca la dinamica figura/sfondo, l’individuo non riesce più a sentire i propri bisogni e tantomeno a soddisfarli. Il compito della terapia sarà quello di ristabilire il fluire naturale di tale dinamica.
Compito del terapeuta è facilitare il recupero del sentire le proprie emozioni e aiutare il paziente a entrare in contatto con la realtà interiore.
La terapia della Gestalt aiuta a comprendere i motivi profondi che hanno causato il sintomo, insegna a giungere all’ accettazione del proprio modo di essere, con i nostri limiti e le nostre imperfezioni, restituendoci quel senso di realtà, di pace interiore e di appartenenza alla vita che avevamo perduto.